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Da un incontro col maestro Boilini allo stesso sono state rivolte svariate domande di cui riportiamo qui di seguito quelle più interessanti.
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D.Capita spesso di osservare tecniche di Aikido eseguite in maniera diversa e ciò addirittura nell’ambito dello stesso Dojo.Perchè accade questo ?
R. l’Aikido è una via che ogni praticante è costretto a seguire se intende comprendere il messagio di O Sensei. Il ” sentiero ” da seguire non ha mai fine per quanto attiene al concetto di fine secondo il nostro modo di approccio razionale al termine. Durante la strada si incontrano dei compagni di viaggio ed altri si ritrovano allorquando si torna in dietro per aiutare coloro che risultano attardati. l’esperienza acquisita nel tratto già percorso consente di poter proseguire oltre e di vedere cose che nella fase iniziale erano state valutate del tutto irrilevanti ed insignificanti.
All’origine era marziale quell’arte connessa con la guerra. Non importava dove la si praticasse,ma la connotazione comune era l’approccio allo studio delle tecniche di guerra. Come detto, un tempo lo studio era basato sull’utilizzo di armi proprie ed improprie forgiate,le prime, secondo gli usi ed i costumi delle popolazioni interessate. Successivamente quelle discipline di combattimento studiate e sviluppate in oriente, soprattutto in Giappone,grazie alla loro notorietïà divennero ben presto sinonimo di arti marziali. Infatti,comunemente, oggi quando si usano i termini di “arte marziale” si pensa immediatamente ad una delle tante discipline di combattimento giapponesi.
Spesso si sente dire fra gli – addetti ai lavori – che la pratica della disciplina – Aikido – porta a socializzare. Ma come sia possibile che un’arte marziale, sotto certi aspetti dura e che fa ricorso anche alle armi, che si pratica in genere a coppie ed alle volte da soli può sviluppare ciò anche di più di uno sport di squadra come il calcio, il rugby ,la pallavolo ecc. ecc. ? Vi è da dire da subito che nella pratica dell’aikido ogni parte del corpo collabora alla riuscita di una tecnica. Far lavorare ogni parte del corpo non significa solo ripartire egualmente lo sforzo profuso, ma decisamente qualcosa di più.
Nage Ernesto Boilini Sensei. Uke Gianluca Venturi.